Il padre di Enrico Esu ha faticato tanti anni nelle gallerie delle miniere del Sulcis per dare da vivere a lui e alla sua famiglia.
Nel 1958 ha deciso di impiantare i primi due ettari di vigna.
Nel suo vivere quotidiano ha integrato due ritmi ben differenti, quello della campagna, così a misura d’uomo e quello della miniera che a caro prezzo offriva riscatto economico ad una zona che di industria non aveva mai sentito parlare.
Enrico invece è cresciuto sulle sabbie dorate dei vigneti di famiglia inizialmente senza comprendere appieno il legame tra questi due mondi.
Ma il vino è cultura e memoria di un territorio, può darci consapevolezza del passato identificando chi siamo, per questo Enrico Esu pensa alla figura del “contadino-minatore” quando racconta il suo vino, Nero Miniera.
Ricorda la storia di suo padre che ha vissuto tra la luce della vigna e il nero della miniera, sente i forti contrasti che caratterizzano la sua terra, il Sulcis, che ancora oggi è segnata, nel bene o nel male, dalla sua storia.
Di fatto è impossibile non tenere in considerazione il proprio passato, perché lo si continua a riconoscere nel presente: ecco perché è nata la cantina Esu.
Oggi la vitivinicola Esu può contare su 10 ettari di vigna. Circa due ettari sono costituiti da vigne che hanno 60 anni, caratterizzate da un grappolo di piccole dimensioni, più resistente e che necessita di un ridotto, quasi inesistente, uso di pesticidi.
Obiettivo dell’azienda è quello di produrre vino Carignano da un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e dell’uomo. Pertanto la vinificazione avviene in maniera tradizionale attraverso i lieviti naturalmente presenti nel grappolo, inoltre l’intervento in cantina cerca di non privare il prodotto delle caratteristiche che normalmente dovrebbero connotare la zona di produzione. Per la stessa ragione l’azienda evita di filtrare il vino e di intervenire invasivamente durante il processo di evoluzione. É importante che realtà come questa, giovani ma in grado di destare interesse, pongano come punto cardine quello di preservare l’ambiente nel rispetto della tradizione del loro territorio.
Sono molto fiera di questo vino, non solo perché lo reputo un ottimo Carignano del Sulcis ma anche perché è portatore di una bella storia di vita che interessa una parte di Sardegna che si è tinta di bianco e nero nel periodo in cui l’industria mineraria era attiva in quei territori portando oggi con se tinte grigie, stavolta in senso prettamente figurato, che delineano il presente dei complessi minerari oggi dismessi e in cerca di un nuovo futuro che contribuisca a superare la crisi economica che oggi colpisce con violenza.
Queste realtà imprenditoriali sono linfa vitale, il rosso rubino di questo vino tinge di orgoglio e fiducia verso un futuro roseo per un territorio che ha ancora molte potenzialità da esprimere.
Denominazione: IGT Isola Dei Nuraghi
Uvaggio: Carignano del Sulcis + Monica (max 10%)
Vigneti: Comune di Carbonia
Vendemmia: manuale in cassette dalla III decade di Settembre
Affinamento: in contenitori d’acciaio
Gradazione: 13,50% vol
All’olfatto presenta profumi fruttati caldi e avvolgenti con sentori di spezie, cioccolato e liquirizia.
E’ apprezzabile l’equilibrio e la morbidezza.